Gli affreschi di Piero della Francesca: il loro significato oggi

di Dorothy Koppelman

In onore della celebrazione del 600 anniversario della nascita di Piero della Francesca, la Terrain Gallery è fiera di riportare il testo della importante Conferenza data alla Fondazione Piero della Francesca di Sansepolcro in Italia nel 2007 (English here). Lia Navarra Baldesi, la Presidentessa della Fondazione, disse, dopo aver ascoltato la conferenza: “Lei ha portato qualcosa di nuovo dall’America. Ho visto qualcosa di nuovo. Ho sempre appezzato l’arte come bellezza, il piacere della bellezza; ora a causa di quello che Lei mi dice del Realismo Estetico, riconosco che tramite la filosofia degli opposti di Eli Siegel vedrò  l’arte con un significato etico con un effetto sulla vita delle persone.”

Il Panello Sinistro della Legenda della Vera Croce

Nella Chiesa di San Francesco in Arezzo

La Regina di Saba che Adora il Sacro Legno

piero-sheba-bParlando oggi delle magnifiche opere di Piero della Francesca, il principio alla base di tutto ciò che dirò è il seguente, formulato da Eli Siegel. “Tutta bellezza è l’unire gli opposti, e l’unire gli opposti è ciò che cerchiamo per noi stessi.” Sono fiera di dire che ho visto che questo principio è vero per ogni manifestazione artistica, vero circa l’intenzione dell’artista, e vero circa l’effetto che un’opera d’arte ha su di noi. Questo principio ci consente di capire più profondamente il significato dell’arte di Piero, incluso il suo significato per le noste vite oggi.

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Guardiamo ora al pannello che ritrae la Regina di Saba in Adorazione del Sacro Legno. Parlerò della parte sinistra di questo grande pannello in cui vediamo il viaggio della Regina che si reca ad incontrare re Salomone.

La leggenda racconta come la nobile regina, arrivando dal sud con il suo seguito, si appresta ad attraversare un ponte di legno, quando, in una visione, le viene detto che questo è il legno stesso destinato ad essere usato per costruire la croce. Ascoltando ciò, essa s’inginocchia in venerazione di questo sacro legno—e questo è il momento che Piero dipinse.

Qual’è il significato profondo di quest’opera? Io vedo che ogni suo dettaglio si concentra su questi due opposti: ciò che è in alto e ciò che è in basso, o la fierezza e l’umiltà— opposti cruciali nella vita di ogni persona. Il critico Kenneth Clark scrisse “della ricerca per i contrari” di Piero. Ma è il Realismo Estetico che, per la prima volta, dimostra che i contrari che l’artista ricerca e presenta sono quelli che ogni persona spera di comprendere. E le domande che ne sorgono sono: Cosa significa essere veramente fieri nei vari momenti della nostra vita quotidiana? Qual’è la differenza tra la falsa fierezza dell’arroganza e la fierezza autentica? Nel saggio di Eli Siegel “L’arte, Sì, come Umiltà” egli scrive:

“Umiltà è la volontà di vedere che le cose diverse da noi hanno un significato per noi stessi. Quest’umiltà genera fierezza, perchè la fierezza, alla lunga, deriva dal modo inclusivo e preciso con cui una persona è presa dalla realtà , l’universo che è sotto il proprio naso e l’universo molto lontano da noi. L’arte, essa stessa, è l’umiltà unita alla fierezza.”

Come molte persone una volta consideravo la fierezza in un modo molto diverso. Avevo negli anni acquisito un modo altezzoso di vedere il mondo e la gente. Ritenevo che la mia sensibilità artistica mi rendevo superiore e che pertanto dovevo separarmi dal popolo meschino e volgare attorno a me. E passavo gran parte del mio tempo a guardare dall’alto in basso l’universo che era sotto il mio naso. Volevo vivere in uno studio d’artista disadorno ed avere quello che io consideravo essere la pura vita dell’artista, di una persona complessa e saggia. Ma senza comprenderne il perchè mi rendevo conto che in qualche modo non ero fedele a me stessa. Allora cominciai a studiare il Realismo Estetico in lezioni tenute da Eli Siegel ed imparai che il mio dispiacere con me stessa derivava dal mio stesso disdegno e disprezzo. Ed imparai ciò che ora considero come la conoscenza più preziosa—che il mio scopo più profondo come artista e come persona è che mi piaccia il modo in cui io vedo il mondo stesso. La mia fierezza verrà, così come Eli Siegel scrisse, dal far sì che le cose abbiano un effetto su di me in “un modo comprensivo e preciso.” Imparando ciò, trovai una nuova coerenza in me stessa e la direzione della mia vita cominciò a cambiare.

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Guardando a questo pannello da sinistra a destra, vediamo un contrasto drammatico tra, da un lato quel grande luminoso cavallo bianco che sembra profferire le sue parti posteriori verso di noi, e  dall’altro lato, vediamo una regina inginocchiata, avvolta in un colore blu scuro e modesto, con le mani in un gesto di preghiera. Verso il retro del pannello ed al lato del cavallo bianco notiamo il muso di un cavallo nero che digrina i denti con uno sguardo infuriato. Possiamo allora chiederci: quanto la gente associa il potere e l’orgoglio con l’essere arrabbiati, con il mostrare i denti?

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Guardate ora i due stallieri, eretti ed ad una certa distanza dalle dame di compagnia e dalla Regina inginocchiata. Che cosa sta succedendo qui? Qual’è l’espressione dello stalliere che ci fronteggia con quel cappello portato disinvoltamente? Notate come l’altro stalliere che ci mostra la schiena posa il suo braccio con tale possessività sul suo cavallo, come se fosse inconsapevole del significato di questo viaggio straordinario? Questi due uomini non sembrano molto interessati anzi sembrano indifferenti—come per dire, “noi siamo superiori a tutto ciò; abbiamo cose più importanti cui pensare”? Non c’è un desiderio in noi di pensare che il nostro orgoglio derivi dall’asserire ciò che possediamo, dal vantarci della nostra magnifica personalità, delle nostre insuperabili abilità—e non nel vedere il significato di ciò che è al di là di noi? É così semplice non interessarsi di ciò che è intorno a noi, e ognuno può migliorarsi sotto questo aspetto.

piero-sheba-b-left-panel-eyesPiero è molto interessato negli occhi per dimostrare come uno veda e non veda . J.F. Field Nell’Arte di un Matematico, cita Piero che scrive sull’ “‘ottica naturale’ e che dice ‘l’occhio è ciò in cui tutte le cose presentano se stesse.’” Credo che Piero volesse dimostrare quanto gli occhi rivelino ciò che una persona—od un animale— percipisce. L’occhio, Eli Siegel scrisse, “è uno astuto strumento di umiltà e signorilità. La vera signorilità, la signorilità dell’arte, sorge dall’umiltà.” Ma nella vita di tutti i giorni può esserci spesso la falsa signorilità dell’arroganza.

Per esempio, gli occhi del cavallo scuro sono ampi, quasi sporgenti. Il cavallo, parzialmente nascosto, ha occhi che a malapena si notano sopra la gualdrappa rossa. Non vediamo gli occhi del cavallo bianco nè quelli del suo stalliere. Non chiudiamo mai noi gli occhi a ciò che è più importante nel mondo e nelle altre persone o fulminiamo gli altri con i nostri occhi allo scopo di sentirci superiori e di rimanere meschinamente a nostro agio? É quel desiderio lo stesso in questo secolo, come lo era nel secolo quindicesimo che è la causa dell’inumanità che tuttora è tra di noi. “Il mondo dell’arte dovrebbe mantenere il passo e spiegare di che cosa tratta il mondo della vita .” Ho sentito Eli Siegel pronunciare questa frase in una conferenza del Realismo Estetico sull’Arte in 1956.

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Guardate ora al centro di questo pannello dove Piero ha dipinto una persona di bassa statura probabilmente una nana. Perchè l’ha posta in tale posizione chiave? Nel pannello essa è la figura più piccola— tra le dame di compagnia—ma anche la più in basso rispetto alle altre. Qual’è la sua espressione? Essa sembra guardare intensamente dove la Regina è in preghiera. É essa fiera o modesta? Essa è entrambe le cose in un bellissimo modo. Piero accentua questo aspetto nel modo in cui dipinge la montagna che si innalza proprio dietro di lei.

E qui anche, tra queste reali dame di compagnia con i loro ornamenti del capo e lunghi strascichi, vediamo un dramma di ciò che è in alto e ciò che è in basso, di fierezza e d’ umiltà. Sebbene queste dame sono di un rango inferiore della Regina, esse sono rappresentate più in alto di lei; i loro strascichi fluenti sono molto più lussuosi del suo; eppure le loro cinture conducono il nostro occhio verso di lei.

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La parte bassa degli strascichi è anche un modo di unire i due gruppi, così come lo sono i colori che Piero usa. I rossi e i verdi si complementano e si oppongono. Essi sono negli stallieri e nelle damigelle. E vedete come la gualdrappa rossa sopra il cavallo bianco è bilanciato dal bianco strascico fluente sull’abito rosso della damigella?

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Piero fa vedere come le damigelle mostrano una attenzione incompleta alla regina cose che le mette in relazione con gli stallieri la cui attenzione è a che essa incompleta.

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Ci sono rapporti drammatici tra ciò che è alto e ciò che è basso nei viandanti e nello spazio di cui essi sono parte, le colline ondeggianti, e gli alberi che si innalzano sopra le colline e mettono in relazione ai due gruppi di figure. Le colline salgono e scendono con una dolcezza che al tempo stesso si contrasta con, e fa riferimento alle forme curve delle figure. Queste colline hanno un colore che le unifica—un marrone che nel suo essere smorzato sembra accentuare l’umiltà.

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Ed ora veniamo, alla figura squisita della Regina inginocchiata. Nella sua modestia di forma e di colore—un curvo triangolo—la regina è un contrasto entusiasmante alla forma circolare bianca ed acceccante del cavallo nell’estrema sinistra del pannello. In questo momento dell’inginocchiarsi, che cos’è che essa adora? Qualcosa di elettrizzante ed ostentato? No, è un rettangolo marrone, tridimensionale di legno con venature d’un colore caldo dipinto scientemente. Vediamo le braccia in preghiera della Regina, la loro ombra angolare, l’abito sotto il suo mantello, e le colline e gli alberi dietro di lei, tutto in varie tonalità di marrone. Poi, Piero dipinge un blu più profondo nel suo mantello che il blu tenue del cielo. Qui è un umile esempio di come il mondo da cui tutti noi deriviamo, è in noi. Non sentiamo che dentro questa modestia, c’è grandezza?

Che cosa ci dice ciò sulla nostra vita di tutti i giorni? Una donna davanti al tavolo della sua cucina si appresta a cucinare una patata marrone, vede il suo colore come quello della terra da cui deriva, ed ha un senso di onesta fierezza nella sua percezione. La patata ha gli opposti del mondo in se stessa; sembra un umile, semplice vegetale; eppure sappiamo che può avere varie sorprendenti, deliziose e nutrienti forme. É un oggetto da non disdegnare ma riverire, perchè il mistero della realtà è in essa.

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Soffermiamoci ora sulla forma ed il significato della divina testa della Regina di Saba. Ho tenuto una sua riproduzione nella parete del mio studio per almeno 25 anni, e guardandola ho sentito di volere essere come lei. Volevo sentire che ci fosse una relazione logica, benevole e aggraziata tra me ed il mondo. In una conferenza del Realismo Estetico sull’Arte, quando dissi ad Eli Siegel che incontravo difficoltà con la prospettiva nel mio lavoro, mi parlò di questi opposti di ciò che è in alto e ciò che è in basso. Mi spiegò che quando una persona ha guardato le cose dall’alto in basso allo scopo di elevare se stessa, di disdegnare le cose nel suo fare quotidiano, non si può allora ad un tratto cambiare il suo scopo, quando si è davanti al cavalletto. Eli Siegel mi chiese se volevo essere capace di guardare in basso con benvolenza. Io dissi di sì, e credo che la Regina di Saba, così come essa si inchina, sia una lezione visuale su come guardare in basso con benevolenza, con rispetto.

Nel suo saggio Eli Siegel spiega: “L’artista è più umile di ciò che è abituale, perchè, come artista vuole che le cose abbiano sempre più significato per lui; egli vuole vedere sempre di più.”

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Piero mostra questo desiderio di vedere sempre di più il suo amore di ciò che dipinge è in ogni sua pennellata—nelle forme soffici, armonizzanti eppure solide con cui plasma la Regina attorno alla sua guancia, al suo naso, ai suoi occhi. Mentre studiava la forma degli occhi, egli amava tale forma. Poichè egli l’amava, la studiava ancora di più.

Guardate al collo della Regina—una delle forme più nobili che io abbia mai visto. É forte, pieno, solido e luminoso. Nella sua fermezza, nella chiarezza del suo profilo, e nel suo peso, si piega in avanti con grande umiltà. Guardate le curve del suo mento. É al tempo stesso gentile e solido. Mentre il suo mento si sposta in avanti ed in basso appena un poco, si piega verso l’alto. Come forma, la fierezza è tuttuno con l’umiltà. L’intera testa è così. Questa donna non spinge il suo mento in avanti con una determinazione arrogante, nè si tira indietro sdegnosamente. Questa non è una persona che guarda la gente dall’alto in basso. Ogni linea del profilo della sua testa ha un messaggio rilucente: se tu vuoi rispettare il mondo al di là di te stesso, sarai più capace di unire gli opposti di ciò che è in alto e ciò che è in basso, della fierezza e dell’umiltà.

Che cosa significa per noi ora essere fieri ed umili al tempo stesso? Significa che noi vediamo ciò che è intorno a noi ed in noi in un modo giusto o che ci fa sentire collegati con tutto ciò che è diverso da noi e non separati e sdegnosi. Per esempio, noi qui in questa stanza, abbiamo pensieri, ricordi, preoccupazioni, speranze. Siamo noi come gli altri? Hanno gli altri un’interiorità così profonda e misteriosa come la nostra?
Per me questo lavoro esemplifica queste frasi da “L’Arte, Sì, come Umiltà”

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“L’arte può essere considerata come l’umiltà che ha successo di una persona davanti allo spettacolo dell’esistenza, davanti all’esistenza stessa. L’umiltà che ha successo è fierezza.”

La Resurrezione

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Ritengo che il significato profondo della Resurrezione di Piero della Francesca il grande affresco al quale stiamo ora guardando, è tale che quando sarà compreso potrà cambiare la vita delle persone in una maniera da riflettere l’idea della resurrezione. Il Realismo Estetico dimostra che noi possiamo imparare dall’arte il significato della nostra esistenza.

Ho ascoltato per la prima volta Eli Siegel parlare della grandezza di Piero in una conferenza cui participai all’inizio degli anni cinquanta. Egli disse,

Piero unì la geometria e l’emozione, e questo è ciò che noi vogliamo. Vogliamo la sensazione che le cellule del nostro sangue abbiano qualcosa a che fare con delle forme eterne. Se solamente potessimo mettere in relazione le nostre palpitanti preoccupazioni, il nostro corpo impaurito, ha qualcosa così eterno come un triangolo ed una sfera, ciò ci sarebbe di comforto.

—Si, ed è questo il motivo per cui miglaia di persone vanno a vedere i suoi dipinti anno dopo anno.

Piero dipinge quel momento in cui—dopo essere stato crocifisso, sepolto, abbandonato, vegliato da soldati ignari—Cristo nel mattino presto risorge, ritorna alla vita. Vedo che quest’opera, che Aldous Huxley definì come “la più grande mai dipinta”, e Roberto Longhi descrive come “il più sublime e trascendentale di tutti i temi religiosi,” come la rappresentazione simbolica delle due forze presenti in noi che il Realismo Estetico ha descritto: il desiderio di rispettare il mondo, trovarvi significato, ed il desiderio di disprezzarlo, di allontanarlo da noi, di isolarci da esso, a modo di poter esaltare noi stessi.

Piero presenta, in quella larga forma triangolare, questi due opposti movimenti della persona—essere energeticamente sveglio, con una vivace consapevolezza ed interesse nelle persone e negli oggetti, ed il desiderio di essere disattenti, stanchi ed annoiati di tutto. Da una parte, vediamo la figura del Cristo, che—erigendosi dalla sua tomba, appena risvegliato dalla morte—guarda al mondo davanti a lui con occhi profondi, intensi, e spalancati. In aggiunta, ai suoi piedi vi sono i soldati, addormentati al miracolo della vita che si manifesta sopra di loro. Questi soldati fanno ciò che la gente inconsapevolmente fa ogni giorno: chiudere gli occhi a ciò che è attorno a loro.

Sono sicura che ogni persona qui presente ha avuto l’esperienza di provare entusiasmarsi da qualcosa di nuovo o bello, e di rendersi conto che le persone intorno a lui non erano affatto interessate. E molto probabilmente ci siamo anche noi trovati nella posizione opposta—di non rispondere all’entusiasmo di un altro. In consultazioni del Realismo Estetico, spesso mi viene riferito da una moglie che essa tentò di dire a suo marito qualcosa di importante per lei, e spesso si rese conto che lui non ascoltava. E tanti mariti hanno smesso di dire alle loro mogli qualcosa di loro interesse perchè tristemente si accorgono che loro non ne apprezzano il significato. Quanto spesso abbiamo dovuto domandare a qualcuno che ci parlava mentre la nostra mente era da qualche altra parte, “Che cosa mi dicevi?” Quante volte avete visto un bambino dire alla madre “Guarda, guarda, mamma”, e la madre è mentalmente assente, o attaccata al suo telefono cellulare? Questi esempi comuni sono forme del disprezzo di tutti i giorni, che, per quanto possa sembrare sorprendente sono un commento su questo grande opera di Piero.

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Opposti centrali all’idea della resurrezione—il sorgere della vita dalla morte—sono il Riposo e L’energia. Nelle storiche quindici domande di Eli Siegel del 1955, É la Bellezza l’Unire gli Opposti? Egli domanda:

Non vi è nella pittura un effetto che sorge dal congiungersi del riposo e dell’energia nella mente dell’artista? —possono entrambi il riposo e l’energia essere visti nelle linee e nel colore, nei piani e nei volumi, nella superficie e nella profondità di un dipinto, nei suoi dettagli e nella sua composizione?—e non è il vero effetto di un buon dipinto sullo spettatoreun effetto tale che al tempo stesso dà la sensazione del riposo e dell’energia, della calma e dell’intensità, della serenità e dello stimulo?

L’energia è nel Cristo risorto, quella figura diritta, forte, con quello stendardo trionfale. É risonantemente sveglio. Il colore sorprendente del suo manto è il rosa di un neonato. Il colore rosa unisce degli opposti—è quasi l’unità spensierata dell’energia del rosso e della quiete del bianco. Ritengo che la profonda sensazione di soddisfazione che si ha davanti a questo dipinto, derivi dal modo in cui egli unisce l’intensità e la calma.

Guardate come la mano del Cristo riposa sul suo ginocchio rialzato, e il suo piede carnoso e fermo è pronto a muoversi dal bordo di pietra della tomba. Piero dipinge, in ogni dettaglio, una relazione convincente tra il riposo e l’energia nel Cristo e nel mondo attorno a lui.

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Sebbene il Cristo stia fermo, le pieghe del suo manto sono in movimento, ed in relazione alle forme cilindriche delle sue dita che trattengono il suo manto, e agli alberi scuri e verticali che sorgono ad entrambi i lati del Cristo. E guardate: le piccole incrinature della carne al livello della vita, che sono segni di un corpo in movimento, e simili alle nuvole orizzontali nel cielo.

Egli è risorto con grazia e con uno scopo—per vedere. E vedere, il Realismo Estetico afferma, con certezza, è lo scopo dell’arte ed è successo nella vita. Sentiamo, in come si dipinse il Cristo, che lui ha un grande desiderio da vederre.  Crea una grande emozione che tale desiderio di Cristo da vedere sia così inclusivo; sappiamo anche dal suo viso che egli non ha certamente dimenticato tutto ciò che ha visto. Non è un viso levigato: il suo viso è rude, le sue guance consumate dalla preoccupazione, ha una barba ruvida. Vi è una presenza simultanea del dolore e del coraggio.

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Ora guardate ai soldati dormienti sotto di lui. Qual’è il loro significato? Che cosa possono dirci su noi stessi? Questi soldati non vogliono vedere. Le loro gambe e le loro braccia sono così contorte che il loro movimento è impedito. Il loro riposo non è allo scopo di avere più energia, ma è allo scopo di una volontaria negazione. Ed allora, mentre Piero dipinge l’angolature dei loro arti, ci fa sentire il movimento ed energia. E vi è una relazione tra riposo e movimento nei colori. L’energia del rosso si interconnette con il verde riposante. I manti dei soldati vanno dal verde, al quieto marrone, di nuovo al verde; con il rosso su un cappello sopra di loro, una gamba sotto, il verde di un piede, il verde di un elmetto. Vi è un impatto simultaneo di ciò che è in riposo e di ciò che è in movimento, di ciò che sale e di ciò che scende, nel modo in cui Piero mette in relazione questi opposti nel suo modo attento.

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Notoriamente, è stato fatto notare che Piero dipinse se stesso qui così come egli fece nella Misericordia, e forse altrove. Esso è lì a capo scoperto senza il duro elmetto a coprirne la testa. É lì in riposo, con gli occhi chiusi sul bordo della tomba di pietra. Io credo, da artista coraggioso, che egli volesse mostrare quell’aspetto di se stesso che non era cosi nobile, non così divinamente ispirato.

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Allo stesso tempo, la sua testa forma la base dello stendardo che il Cristo porta avanti, con la sua croce rossa. Forse Piero dice: “Io, nel mio modo di vedere e non vedere, rappresento l’umanità”.

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Ed allora, mi riempie di commozione di aver parlato su opere d’arte che amo, e che ora, oltre 500 anni dopo che Piero visse, ne possiamo meglio comprendere tramite il Realismo Estetico il loro significato per il mondo e per noi stessi.

Traduzione in Italiano di Antonio Carosi e Carmine Pulera

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